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1963-2013 Cinquant'anni dalla prima vittoria di Italo Zilioli

Il ragazzo promette bene, nelle corse degli allievi si impone quasi sempre e conquista la maglia tricolore dell categoria nel 1959. Cresce sotto l’attenta guida di Vincenzo Giacotto, in quegli anni durante i quali il ciclismo si guarda attonito, incredulo di non aver più Fausto Coppi, volato in cielo all’inizio del 1960.

Chi sarà il suo erede? I tifosi ne vedono tanti, molti non mantengono le promesse, a cominciare da quel Venturelli che fu lo stesso Campionissimo ad aver individuato come suo possibile successore. Italo Zilioli fa il passaggio tra i professionisti alla fine dell’estate del 1962: deve compiere ancora ventun’anni, in quell’epoca è ancora minorenne. E come il grande Fausto la sua prima corsa da professionista è il Giro dell’Appennino.

Per Fausto la gara si chiamava ancora “Circuito”; ebbe qualche difficoltà a partecipare, perché lui non aveva ancora compiuto diciannove anni. Patron Ghiglione, che era un duro ma sapeva vedere lontano, non lasciò tornare indietro, a Castellania, la giovane promessa, in bici come era arrivato, senza gareggiare, ma fece finta di non leggere bene la data di nascita sulla tessera dell’UVI, e Fausto lo ringraziò con un sesto posto, avendo impegnato a fondo il vincitore, un Luigi Ferrando che conosceva bene i segreti della Bocchetta e che fece i suoi complimenti dopo l’arrivo al futuro Campionissimo. A Castellania tornò comunque in bicicletta, con in più i centoquaranta chilometri della gara, Bocchetta sterrata compresa.

giro appennino 1963 Zilioli vincePrima gara da professionista con la Bocchetta anche per Italo, e senza riverenza per i nomi più importanti della sua squadra, la Carpano, che schiera Franco Balmamion, fresco vincitore del Giro d’Italia e Angelo Conterno, che aveva vinto una Vuelta a Espana. Già dalle prime rampe Italo va in testa e ad uno ad uno gli avversari, anche i più forti, cominciano a distanziarsi. In cima ha duecento metri di vantaggio su Vito Taccone, gli altri sono poco più indietro, il vantaggio va difeso anche in discesa, Zilioli va giù a pazza velocità, forse troppo, ed in una curva verso sinistra va fuori strada, una brutta caduta che lo costringe al ritiro. La consolazione viene dalla vittoria del suo capitano, Franco Balmamion che arriva solo a Pontedecimo, con quasi un minuto di vantaggio su Gastone Nencini. La vittoria per Zilioli è solo rimandata. Zilioli, cinquant’anni fa, si presenta al via tra i favoriti, tra i suoi avversari il compagno di squadra Franco Balmamion, che aveva rivinto il Giro d’Italia, Vittorio Adorni, al Giro secondo, Adriano Durante, vincitore, al pari di Arnaldo Pambianco (in rosa nel ’61) di una tappa, Guido de Rosso, vincitore del Giro di Romandia. Alla partenza la strada è bagnata, ma non piove, gli scrosci sono cessati poco prima. Torna a colpire i ciclisti dopo Arquata, sia quelli in fuga sia il gruppo, che riassorbe i cinque fuggitivi sulla salita verso la Scoffera, mentre la pioggia cessa. Sul Gran Premio della Montagna Zilioli transita secondo, durante l’attraversamento di Genova evadono in sette tra i quali Diego Ronchini, quinto al Giro d’Italia, e Marino Vigna, la medaglia d’oro di Roma ’60. Mentre i corridori, risalita la Valpolcevera, si avviano verso la Bocchetta, torna il diluvio. Sulle prime rampe sono davanti Durante e Poggiali, il gruppo è a cinque minuti. In vetta primo transita Durante, Poggiali è a 50”, Zilioli ha raggiunto Ronchini e con Bettinelli sono a 2’20”: il tempo migliore, fissato per la prima volta della “gara nella gara” dalla Federazione Italiana Cronometristi sezione di Genova, è quello di Zilioli, che stacca un 26’19”, di gran lunga migliore di tutti gli altri, Franco Balmamion segna 27’24” e De Rosso 27’34”, il tempo di Buratti e di Coppi è lontano, ma si deve tener conto delle condizioni atmosferiche. Sulla Castagnola Ronchini e Zilioli sono insieme a Durante, li inseguono altri tre, Balmamion, De Rosso e Bettinelli. Come l’anno precedente un incidente, Zilioli cade: si urta con Ronchini, che cade anche lui. Per fortuna le conseguenze sono modeste, si rialzano entrambi e raggiungono nuovamente e facilmente Durante, ormai sfinito per la lunga fuga, per molti chilometri solitaria. Sulla seconda ascesa della Castagnola Zilioli risponde ad un attacco di Ronchini, che aveva già speso molto per rientrare dopo una foratura, l’attacco è decisivo, con disinvoltura s’invola sulle ultime rampe della Castagnola e aumenta il vantaggio sulla salita che da Busalla porta al passo dei Giovi.
Italo Zilioli arriva da solo a Pontedecimo, dopo 255 chilometri (allora l’Appennino aveva una lunghezza che oggi è permessa solo alle grandi classiche), taglia il traguardo come Coppi nel ’55 con le mani sul manubrio, senza esultare, sfinito ma felice, Ronchini arriva dopo 2’10”, Durante addirittura dopo cinque minuti e De Rosso dopo quasi sette: Alfredo Marchesini, sulla Gazzetta del Lunedì scriverà: ”il ciclismo ha finalmente trovato il campione che da anni va cercando… la ventiquattresima edizione del Giro dell’Appennino entrerà nella leggenda come una corsa d’altri tempi. Spettacolo entusiasmante di un ciclismo sano, fresco e genuino. 1963 Zilioli vince per sitoUna pagina di sport da scolpire nella memoria a ricordo di episodi, gesta e imprese di grande valore tecnico e umano, in senso assoluto”.
Il Giro dell’Appennino ha mantenuto le promesse e nei cinquant’anni successivi può vantare di essere sempre una corsa d’altri tempi, la “Corsa in Bianco e Nero” nonostante la verde vittoria di Vincenzo Nibali e quella fucsia di Damiano Cunego. Italo Zilioli nel proseguo della sua carriera non mantenne le promesse da erede di Coppi: tre volte secondo consecutivamente al Giro d’Italia, dal 1964 al 1966, terzo nel 1969, indossa la maglia gialla al Tour de France dopo la vittoria nella seconda tappa nel 1970, la conserva per quattro giorni, ma a Parigi è solo tredicesimo nel secondo dei cinque Tour de Eddy Merckx. Dieci anni dopo la vittoria al Giro dell’Appennino Italo Zilioli concede il bis: ma non sarà la sua ultima vittoria in carriera, come lo fu per Fausto Coppi. In un prossimo racconto, dopo questo del cinquantenario, celebreremo i quarant’anni di quella vittoria.

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